colpo di roncola: tutto un mondo piccolo, gretto, di vili interessi, di furfanterie contadinesche, di raggiri finissimi per uno scopo volgare, in cui il cliente diffidava dell’avvocato, e costui guardava il cliente, come un nemico disarmato. Dieci anni: il contatto con una gente di tribunale, misera, ignorante, o tranquillamente triviale, o severamente fredda — un mondo glaciale, repulsivo, in continuo movimento da un capo all’altro d’Italia, una fantasmagoria di facce sempre nuove, incapaci di cordialità, o timide da non poterla tentare — e davanti a questo mondo, il giovane avvocato si sentiva morire nell’anima ogni ardore di passione; anche la parola gli moriva nella gola. E poichè la causa che doveva difendere era di una trivialità aridissima, e la gente a cui doveva parlare lo guardava, indifferente, con la faccia pacata di chi non pensa più, egli finiva con sbrigarsi in poche parole, seccamente, del suo dovere di difensore: non aveva perciò grande riputazione di avvocato. Non egli poteva intenerirsi più, lasciando la casa paterna e i vecchi parenti che, vedendolo partire, piangevano come tutta la gente antica d’anni, quando qualcuno parte, per quel gran senso di egoismo che è nella vecchiaia: