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La Conquista di Roma | 185 |
la sua aria di giovanetto biondino e furbettino dalla zazzeretta ricciuta, aveva già avuto tre querele per ingiurie. Questo deputato, fatalmente, capitava ogni tanto a dover litigare con una guardia, con un facchino, con un capo-stazione, con un cameriere di caffè: e mentre a cento altri deputati accadeva lo stesso senza veruna consegnenza, a farlo apposta, la guardia, il facchino, il capo-stazione, il cameriere gli davano querela; onde, di tanto in tanto, la Camera era chiamata ad accordare l’autorizzazione a procedere.
«Io ho imparato a bere la birra, viaggiando, andando al Giappone,» proseguì Schuffer. «Gran paese quello, onorevole collega! Là non ho mai litigato con alcuno, glielo assicuro.... Onorevole, Ella è ministeriale: voterà Ella i milioni al ministro della guerra?» soggiunse, come colpito improvvisamente da un’idea.
«E Lei, onorevole Schuffer?» rispose, pronto pronto, Sangiorgio.
«Io?... Io?...» fece quello, sconcertato, «ci debbo pensare. Ne dovremmo parlare, non Le pare? metterci un po’ d’accordo: è una cosa
Serao — La Conquista di Roma | 12 |