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182 La Conquista di Roma

tita da una diritta scriminatura. Una volta che costui si fermò per poco a guardare in un palchetto di prima fila, pieno di domino neri che se ne stavano immobili e zitti zitti, Sangiorgio gli si trovò accanto. Era l’onorevole principe di Sirmio che portava il titolo di Altezza Serenissima ed era il più ricco signore di Roma.

«Buona sera, onorevole signor collega,» disse il principe, con quella sua voce liquida e lenta, con quel tono di stanchezza fredda che era una delle sue originalità. «Credo sia la prima volta che capita in uno di questi luoghi di corruzione dove tutti si dànno a una virtù scrupolosa. Una virtù scrupolosa, non Le pare? Le avran detto che noialtri della capitale si fa una vita sfrenata: invece, come vede, noi si gira in tondo, con molta lentezza, pour le bon motif, poichè noi si cerca la moglie, che dev’essere in un palco con sua sorella. Intanto si va tra la folla, come vede, per sentire e sapere. Sento dirmi da tutti che son democratico... e ubbidisco. Lei fa della politica, onorevole collega? Ce n’est pas le bonheur, ma infine... io non ne fo più, da tempo immemorabile. Il capo del mio partito è don Emi-