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La Conquista di Roma | 177 |
zampillante, preludiava per una polka, le coppie si mettevano a girare, con una gravità singolare, misurando il passo, strisciando per non urtarsi, ballando con coscienza; quando la musica cessava, si fermavano di botto, come sorprese: il cavaliere offriva il braccio alla dama, e senza scambiare una parola, si davano alla passeggiata circolare; alle nuove prime battute penetravano nuovamente nel circolo e ballavano ancora, con una ostinazione quasi doverosa, mentre intorno a loro tre file di spettatori ammiravano.
Tre ragazze, vestite di lana nera, con certi grembiuli bianchi e certi immensi cufnoni di mussola bianca, si tenevano a braccetto e con un filo di voci sottili, agitando le manine calzate di guanti neri, andavano intrigando mezzo mondo. In un palco di seconda fila, un domino femminile, scarlatto, di raso, con un cappuccio a cresta di gallo, se ne stava solo, quieto, tenendo lungo il parapetto un braccio tutto rosso, financo nel guanto. Qualche altro domino femminile elegante e misterioso appariva qua e là: uno svelto, tutto azzurro, con un grande cappello a forma di conchiglia schiusa; un altro di raso nero, col capo avvolto in una blonda nera veneziana; una