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172 La Conquista di Roma

zioni con uno sforzo di volontà, ma il sorriso ironico che piegava sdegnosamente il labbro inferiore di donna Elena, ma il lieve fremito delle nari che animava quel grande naso aquilino femminile — l’aristocrazia e la bruttezza di quel volto — lo eccitavano. Piano piano le cavò gli anelli dalla mano sinistra, facendoli ballonzolare nella propria mano; e in quella specie di ubbriachezza che lo vinceva, il suo più forte desiderio era di cavarle una scarpetta, per vedere il piedino che si sarebbe ripiegato, nudo nella calza, quasi pudico.

«Certamente vi sono delle donne virtuose,» seguitò donna Elena: «chi lo nega? È tutta un’altra quistione. Vi sono delle donne fredde, vi sono delle donne che non amano. Io ne conosco varie: non molte, ma varie. Allora non ci vuole una gran forza a restar fedeli. Donna Angelica, la moglie di Sua Eccellenza, ecco una donna virtuosa! La conoscete, donna Angelica, Sangiorgio?»

«... Sì.., di vista,» mormorò lui.

E restò tutto imbarazzato, con quegli anelli in mano, non sapendo cosa farne: finì per posarli sopra uno sgabello, senza osare di rimetterli alla mano, donde li aveva tolti. D’improvviso, quella