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La Conquista di Roma | 161 |
o mandano secco secco a dire che non possono venire. Forse lo invidiano per quel soprabitone caldo, poichè quanti abiti troppo leggieri coperti da un meschino paletot ragnato, quante giacche di autunno portate ancora nell’inverno, con una disinvoltura rassegnata, quanti calzoni sale e pepe sotto un soprabito verde, quanti calzoni di un giallore offuscante sotto la stoffa color cannella di un vecchio e logoro soprabitone!
Il movimento continuava; quelli che avevano avuto un rifiuto definitivo restavano un po’ indecisi, con la faccia smorta, guardando verso l’uscio, quasi non avessero il coraggio di uscire, pel freddo; poi si decidevano ad andarsene, le spalle curve, lentamente, senza voltarsi. Per uno che ne usciva, due o tre ne entravano: la sala non si vuotava mai: gli uscieri andavano e venivano da quella porta, che pareva quella di un tabernacolo: le risposte negative piovevano.
«Chi ha cercato l’onorevole Nicotera?»
«Io,» rispondeva un uomo alto e magro, con un collo scarnato, una faccia scheletrita, con pochi peli incolori.
«Vi è: si scusa, non può venire.»
L’uomo dalla magrezza fantastica si piegava in