sono capire, e perchè la trovano esorbitante mentre le loro donne fanno i figli e cucinano, pallide, col seno smunto e colle mani rosse. Costoro avran festeggiato il Natale nelle loro casette, sfogandosi a parlar male del governo, delle serve, di Roma, del macellaio, come veri barbari, miserabili e ottusi. E i Romani, i veri Romani della Regola e del Popolo, del rione Monti e del rione Trevi, che mettono l’aggettivo romano accanto al loro nome come un titolo di nobiltà, che mangiano gli gnocchi il giovedì, la trippa il sabato e l’agnello sempre, che amano il vino bianco e i fuochi d’artifizio di Castel Sant’Angelo, che si vantano dell’acqua Marcia, e fanno placidamente pullulare gli scarafaggi nelle loro case vecchie, i Romani scettici, arguti, indifferenti e laboriosi, eccellenti mariti e amanti affettuosi, quelli lì non dormono sicuro. E tutte le donne, romane o napoletane, italiane o straniere, che passeggiano, stanno alla finestra, discorrono, ridono, amanti baciano, e amate si fanno baciare, non dormono, no!... le donne non dormono mai, neanche le notte. Oh, Roma è così viva, mentre vi sembra immobile: essa è così grande, così complicata, così delicata nel suo