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10 La Conquista di Roma

rendo fra loro e facendo, per abitudine, risonare i loro speroni, guardavano se qualcuno salisse o scendesse, sbirciavano dagli sportelli aperti se apparisse qualche bel visetto di donna o la faccia di qualche amico. Ma molti sportelli restavano chiusi, con le tendine oscure tese sui vetri, da cui una luce fioca di lampada velata traspariva, quasi uscendo da un’alcova dove già il sonno avesse vinto i viaggiatori: da quelli aperti si scorgevano, nella penombra, dei corpi sdraiati, in un ammasso bruno di coperte, di mantelli e di scialli.

«Dormono tutti», disse un ufficiale: «sarebbe meglio andare a letto».

«Questi saranno due sposini», soggiunse un altro, leggendo sopra uno sportello: riservato.

E poichè le tendine non erano abbassate, l’ufficiale che ardeva di curiosità giovanile saltò sul predellino, e accostò il volto al cristallo: ma discese subito, deluso, stringendosi nelle spalle.

«È un uomo solo», mormorò: «un deputato, certo; dorme anche lui».

Ma l’uomo solo non dormiva. Era lungo disteso sul divano, con la testa appoggiata al bracciale di mezzo, un braccio dietro la nuca e la mano