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128 La Conquista di Roma


«Venga, La presento alla contessa Fiammanti.»

Sangiorgio non ebbe tempo nè di resistere nè di rispondere: si trovò accanto alla carrozza.

«Contessa, l’onorevole Sangiorgio, deputato per Tito, meridionale e novellino.»

I begli occhi grigi della contessa lampeggiarono di malizia: la sua bocca sottile si piegò a un sorriso.

«Ho detto qui, a Giustini, di presentarvi, onorevole, dopo aver saputo che siete del Mezzogiorno. Quanto vi deve sembrar noiosa Roma, onorevole! Oh, Napoli è così bella, io l’adoro, signore! Mio marito era napoletano: io ho imparato da lui l’amore per Napoli e per tutte le cose di laggiù. Vedete, io do subito del voi. Quel vostro Lei, Giustini, che orrenda cosa! Io preferisco di non udirvi, quando dovete parlare in quel modo glaciale.»

«Per questo non mi lascia dire mai, contessa, quando comincio..,»

«A farmi la corte? no, caro Giustini, vi voglio troppo bene per lasciarvi continuare. L’amore è una vecchia farsa, di cui nessuno ride più. Vi par viso da pianto, il mio? Onorevole Sangiorgio, noi dobbiamo sembrarvi molto frivoli, nev-