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anche nell’abbandono, conosce bene: e che sono più amare e più corrodenti di tutti i singulti della passione. Gli si gelavano sulle palpebre, sulle guance, mentre il pallido viso dell’abbandonato ancora più si scolorava, nel lento, molle e ostinato dolore.

Così il suo amore per Luisa Cima, distaccato dalla immagine viva e parlante, finiva per adorare un fantasma assai più bello, assai più gentile: questo amore diventato solitario, monologo profondo di dolore, prima, di mestizia, poi, si sollevava dai bisogni terreni; questo amore, nell’abbandono, obbliava le oramai lontane feste della passione, e si spiritualizzava. Dai sensi liberati, dai nervi placati, dalle fibre atonizzate, l'a-