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l'attesa 207


l’albergo ed il servitore mi avevano fatte tutte le loro confidenze; essi avevano trovato un placido ascoltatore che approvava col capo, senza capire, rosicchiato, minato, tormentato da un sol pensiero. Diventavo stupido. La notte smorzavo il lume nella mia stanza, passeggiavo sul terrazzo, guardando la via ferrata. — Verrà di là — pensavo fra me. E come un’allucinazione mi prendeva, mi pareva che sbuffante e rumoreggiante il treno arrivasse col suo occhio verde e col suo occhio rosso che mi guardavano, che una potenza malefica m’inchiodasse sul terrazzo, ch’io vedessi di lontano la diletta dell’anima affacciarsi allo sportello, cercarmi, non trovarmi, ricadere indietro, disperata, ripartirsene senza che io,