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limpida, coi rumori della città che giungevano assordati, ma giungevano, solo, come indifeso contro il mondo, come con l’anima dolorosa nuda innanzi agli occhi della gente, Paolo Herz ebbe un altro impeto di disperazione, un accesso di follia. Caduto sovra una poltrona, con la faccia fra le mani, tutto il suo essere sentimentale, si contorceva di spasimo e interrotti lamenti escivano dalle sue labbra. La luce, l’aria, la beltà e la pace delle cose intorno, pareva che lo irridessero, che l’offendessero: ed egli si copriva gli occhi per non vedere, si copriva il volto per non farsi vedere. Da chi? Dalla luce, dall’aria, dalle belle e pacifiche cose che lo circondavano. Un bisogno novello, istintivo, di fuggire, come un ani-