Pagina:Serao - L'infedele.djvu/142


l'infedele 135


egli ne cercò una mano, che giaceva abbandonata sul letto: la strinse, la trovò fredda. Allora cadde in ginocchio, avanti a quel letto, col capo nascosto fra le coltri, singhiozzando senza versare una lacrima, gridando, convulso:

— Ah Chérie, perdonami, perdonami, io soffro tanto, io soffro, io soffro!

E prostrato, con le braccia buttate sul letto, stringendo nervosamente quella mano che si era fatta gelida, con la bocca contro la stoffa della coltre, egli continuò a gemere, a gridare, confusamente, il suo ignoto dolore. Ella non gli disse nulla: aveva distesa l’altra mano e gli carezzava i capelli, così, come a un bimbo che gridi per un male, a cui non vi è rimedio.