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infranto il suo orologio, sotto il piede rabbioso! Lo stesso palpito: e dopo, non aveva egli desiderato, tenacemente, che nessun orologio esistesse più, perchè donna Beatrice non conoscesse mai l’ora, mai più, e non si accorgesse dei suoi continui ritardi? Che fastidiose memorie!

Il villino di Chérie era immerso nell’ombra: egli suonò il campanello del cancello: esso si schiuse, senza che nessuno comparisse ad aprirlo. Cautamente egli camminò sul terreno del viale: palpitava, d’ansietà. Nessuno, nell’immensa anticamera vuota: egli lasciò il cappello e il soprabito e penetrò nel salone, pieno di tenui penombre. Chérie era sdraiata sullo stesso largo divano, come al mattino: era tutta vestita di nero, di una