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vandosi, portandolo presso un grande tavolino di legno scolpito, dove era un immenso calamaio dell’Impero. Gli dette un largo foglio di carta bianca, una penna d’oca e chinandosi su lui, ripetette:

— Scrivi.

Ma mentre si chinava, ella non seppe schivarsi ed egli la baciò fuggevolmente. Nè quelle labbra potettero frenare un sorriso.

— Scrivi, scrivi — disse la bella voce, un po’ velata.

Invero, egli ebbe un minuto di esitazione, prima di scrivere: un leggiero pallore gli si distese sul volto: e parve che innanzi ai suoi occhi fluttuasse una immagine. Ma nell’aureola bionda dei capelli arruffati di Chérie tante scintille correvano gaiamente, attraverso il