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per monaca 91


nori, si consolò; la sua corte era al completo, tutte gliela invidiavano; ella ballava, chiacchierava, rideva, prendeva delle granite, bellissima nel suo vestito di Worth, portando sette fili di perle al collo, mentre sua madre la guardava da lontano, sorridendole, con gli occhi umidi di gioia, vedendola così bella e così circondata. Maria Gullì-Pausania, la bellezza classica, dal puro profilo siracusano, sapendo bene che il ballo conviene più alle bellezze irregolari, non ballava, passeggiava fra le coppie, facendo ondeggiare armoniosamente il suo vestito di seta nera, semplice semplice, somigliando un poco a Minerva, sotto il cappellino di paglia nera, su cui aveva messo delle rose di maggio, fresche: Peppino Sannicandro le dava braccio, unendo alla sua fisonomia d’imbecille una espressione di beatitudine, lo sciocco soddisfatto che non lasciava la sua mazzettina di balena: era in carattere la mazzettina di balena, per un ballo a bordo — egli aveva trovato questa insulsaggine, piena di spirito, e la ripeteva a tutti, contentone, raccogliendo i sorrisi di approvazione di Maria. Più tardi aveva inventato di domandare ai suoi amici che si preparavano per le corse, questa scioccherìa:

— Con quante bestie vai alle corse, tu? —

Maria rideva quietamente, lusingando la vanità di quel cretinello: e parlavano poco fra loro; egli non le diceva quasi nulla, nella dolcezza del suo ebetismo, ma era tutto felice di portare in giro una delle più belle ragazze di Napoli: ella non parlava, col suo contegno di dea riflessiva e sagace. A un tratto la musica tacque, le coppie si misero in giro pel passeg-