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scherzetti provinciali corsero, sul Marsala che preferiscono i cristianelli: mentre la nutrice, Olimpia, una contadina di Cascano, stava ritta in un angolo, bellissima sotto il fazzolettino di battista bianca, appuntato sul capo da grossi spilloni, con la gonna di seta violetto cangiante, il guarnello di seta gialla e il busto di seta nera gallonato d’oro.

Infine venne la volta dei bimbi: Emma e Ferdinando avevano seguìto passo passo Grazia Santangelo, che portava sulle braccia il loro fratelluccio, Emma toccava ogni tanto il vestito da battesimo, Ferdinando si rizzava sulla punta dei piedi, ma non riusciva a veder nulla, Carluccio si attaccava a Ferdinando, avendo due anni, portando ancora la gonnelluccia da donna. Quando tutti ebbero baciato il piccino, Grazia Santangelo sedette, e i tre bimbi, soddisfatti, la circondarono. Stava in mezzo il cristianello, con gli occhietti spalancati e la boccuccia che sbadigliava: i tre bimbi si guardavano in silenzio. Emma soltanto, la donnina, lo baciò: Ferdinando gli mise un braccio attorno alla testa, sul cuscino. E come la manina del cristianello si agitava, Carluccio gli dette un ditino: e la manuccia del neonato si strinse attorno a quel ditino.

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Cadevano le ombre crepuscolari in quella camera. La puerpera, stanca, appoggiava il capo ai cuscini e socchiudeva gli occhi, come per dormire. La stanza era vuota. Ella si voltò, cercò con la mano accanto a lei, e con fievole dolcissima voce materna chiamò: