Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/262

258 non più


o livide sotto la grande pioggia d’oro del fuoco di artifizio, e le sembrava scorgere, in quel gruppo, tutta una visione dell’avvenire, le pareva che lei e tutte le sue amiche dovessero invecchiare zitelle, diventare rabbiose e cattive come le due sorelle Crocco, pallidamente rassegnate, come le due sorelle Caputo, o indifferenti come donna Irene Moscarella. Ecco, forse a una di loro sarebbe morto il fidanzato, come a Chiara Caputo, due giorni prima del matrimonio; ad un’altra sarebbe toccato di esser tradita, come Manetta Caputo: qualcun’altra sarebbe rimasta zitella per la tremenda avarizia del padre, come Margherita Crocco: qualcuna non si sarebbe maritata per un eccesso temporaneo di misticismo, come Vincenzella Crocco, e un’altra, chi sa, forse lei, Emma Demartino, sarebbe rimasta zitella, non si sa come, non si sa perchè, per capriccio della sorte, come donna Irene Moscarella. E fu tanta la forza dell’evocazione, che ella si vide, già arrivata a cinquantacinque anni, vestita di lana color pulce, coi capelli radi che non coprivano più il giallo della cute; con la faccia scialba e rugosa, dove niuna impressione più si rifletteva, in quel distacco egoistico e supremo di tutte le cose.

Ma dopo avere applaudita la fontana di fuoco, si fece nella folla un grandissimo silenzio. L’ultimo pezzo cominciava. Era prima un grande arco di trionfo tutto lampioncini colorati, che portava scritto nel frontone: Viva Maria, poi quattro pezzi di fuochi d’artifizio, in quadrilatero, a mazzo di fiori, a scappate di razzi, a girandole, a girandolini. Come l’arco fu tutto quanto illuminato, nel vano profondo, con la testa