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scuola normale femminile 233


— Un consiglio vi dò — continuò Barracco, la nevrotica, — non rispondete mai precipitosamente, è male, l’esaminatore vi guarda con una brutta faccia, vi domanda troppe cose, e il tempo non passa mai. Io ho risposto troppo presto, ho dovuto dire tutto il sistema di Linnèo, non finiva mai....

— Vi è anche dell’intoppo alla letteratura italiana; ma lo immaginavo, non ve lo avevo sempre detto, che Radente era una bestia? — esclamò Caterina Borrelli. — Figuratevi che vogliono sapere tutta la storia della letteratura italiana, che non abbiamo mai studiato. Oh quel Radente! Ma perchè non lo destituiscono?

— Non vi preoccupate della storia sacra e della morale: le domande sono facili, — mormorò Barracco.

— Non vi preoccupate più di nulla, l’esame è meno difficile di quel che pare, — esclamò allegramente Borrelli. — Io dovrei andarmene, ma voglio aspettare l’esito di Casale e di due o tre altre. Ora scrivo un biglietto a mamma, per dirle che tutto è andato bene. O povera mamma, questo la consolerà! —

E la voce le s’intenerì sino al pianto: la Barracco, che era presso a lei, si fece livida, tremò, strinse i denti, disse con voce straziante: — O mammà, mammà! — poi si arrovesciò sopra un banco e svenne. La crisi nervosa, scongiurata per tre ore, era venuta a quel nome di mamma: e la Barracco aveva riveduto, come in un sogno truce, il suicidio di sua madre, la misera donna che, diventata vedova e povera per la morte di suo marito, avendo cinque fra figliuole e figliuoletti, che non sapeva come far vivere, si era buttata giù, sul