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232 scuola normale femminile


De Sanctis: ritornavano quelle già esaminate, l’interesse era intorno a loro, furono subito circondate. Abbamonte, nel corridoio aveva incontrato il suo vecchio padre, un ufficiale pensionato, e si era buttata nelle sue braccia: ora passeggiavano su e giù, il padre appoggiandogli amorosamente la mano sulla spalla, lei con l’aria beata, tutta rossa nella faccia, con gli occhi fuori della testa. Le altre erano in classe: Barracco pallidissima; con una macchia rossa sulla guancia destra, come la striatura di uno schiaffo; Borrelli, l’aria gloriosa, una treccia mezza disfatta e la cravatta arrivata sulla spalla; Bellezza, rossa rossa, con l’aria indecisa. E attorno fiottavano le domande, tutte volevano sapere, se i professori erano burberi, se i problemi erano facili, se chiedevano quello che era nel programma, se il direttore era nervoso, se i dieci minuti di esame presso ogni esaminatore passavano presto, se la geografia si diceva sulla carta.

— Niente, niente, — narrava convulsamente Barracco. — La geografia è nulla, figuratevi, mi hanno chiesto i fiumi della Spagna, chi non li sa? De Vincentis, al solito, è un po’ collerico, ma si vede che non vuol fare sfigurare la scuola....

— Il male è la pedagogìa, — soggiunse Borrelli. -— Estrada ci ha fatto un bel servizio, con le sue poesie: invece l’esaminatore è severissimo; vi giuro, che se non improvvisavo un poco, così, a casaccio, ero riprovata. Scusate, ci ha mai spiegato che cosa era la riflessione ontologica?

— No, mai, mai, — risposero tre o quattro, guardandosi fra loro, — questo Estrada ci ha rovinate!