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230 | scuola normale femminile |
la porta, con una carta in mano e lesse i primi quattro nomi:
— Abbamonte, Barracco, Bellezza, Borrelli, all’esame! —
Abbamonte si fece pallida, Barracco si segnò rapidamente, Bellezza prese il suo ventaglio con un’aria convulsa, Borrelli dette un bacio a Casale, e si rizzò risolutamente gli occhiali sul naso: tutte e quattro si avviarono, senza parlarsi. Sottovoce, Isabella Diaz disse loro, mentre passavano:
— Dio vi assista! —
Le altre non dissero nulla, già tremanti, senza fiato, non ricominciarono a parlare che dopo dieci minuti. Casale, avendo perduto anche l’incoraggiamento di Borrelli, s’era seduta sullo sporto della finestra e diceva fra sè delle avemmarie. Carolina Mazza raccontava la disperazione di Nobilone, la povera Nobilone che era stata riprovata all’esame scritto e non era passata all’esame orale; un anno perduto, tante speranze svanite.
— E che farà la povera Nobilone? — chiese Donnarumma.
— Che deve fare? È stata riprovata in quattro materie, come può prepararsi, in tre mesi, alla riparazione? Dovrebbe pagare dei maestri: poveretta, ha così pochi quattrini!
— Potrebbe far l’esame di telegrafista, — suggerì Defeo.
— Giusto! Tre mesi di scuola, pagando venti franchi il mese, libri, maestri, quattro posti, e trentacinque concorrenti.
— È vero, è vero, — mormorarono due o tre.