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228 | scuola normale femminile |
quelle anime giovanette, involontariamente, non vergognandosi più, nella comune inquietudine, ognuna si abbandonò alla propria. Pallida e sgomenta Annina Casale, appoggiata ai vetri della finestra, guardava nel cortile, senza vedere; e Caterina Borrelli, la sua prepotente amica, per darle coraggio, la sgridava:
— Sei una stupida ad aver paura. Non hai studiato tutto l’anno? Di che ti spaventi?
— Di tutto.
— E tu fa una cosa: pensa che gli esaminatori di là, ne sanno tutti meno di te. Ci pensi? Cerca di convincertene e non avrai più paura. Hai capito?
— Sì: ma non lo penso.
— Pensane un’altra: riproveranno anche me. Faremo l’esame di riparazione insieme; ci prepareremo insieme.
— Ma che, ma che, vuoi che ti riprovino, te, che sei così brava e così ardita?
— Ti assicuro che mi riproveranno, Nannì: ho un cattivo presentimento. —
Altrove, parlando a voce bassa, ognuna narrava il proprio terrore speciale.
— La pedagogìa, la pedagogìa, certo sono riprovata in pedagogìa, — diceva la De Sanctis, come se parlasse a sè stessa. — Non l’ho mai capita, vi ho perduto sopra ore e ore, anche questa notte non ho dormito per ripassare tutto il volume. E se mi domanda i metodi di lettura, che gli rispondo? Io non so nulla nè dei giardini d’infanzia, nè del sistema simultaneo....
— Per me, le difficoltà sono le scienze fisiche, — soggiungeva Carolina Mazza, — è uno studio troppo com-