Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/214

210 scuola normale femminile


l’esame, odiavano questo professore poeta e pazzo, come esse dicevano; esse si stringevano nelle spalle ai suoi discorsi e studiavano da sole, nel testo, fingendo di non ascoltarlo. Solo Isabella Diaz, con la faccia devastata dalla malattia, con la parrucca rossobruna, che discendeva sulla fronte, combatteva con Estrada, in nome della pedagogìa: ella diceva la sua lezione con un senso così profondo di ragionamento, con tanta logica tranquilla, ella ripeteva i suoi argomenti con tanta insistenza di persona umile e pacata, ella riprendeva da lui il discorso con tanto buon senso, che egli finiva per lasciarla dire, ascoltandola pazientemente, con un sorriso beffardo, tanto quella brutta, orrenda ragazza, gli pareva l’incarnazione della pedagogìa.

Ma quella mattina anche Isabella Diaz taceva, ascoltando Estrada: costui era passato dall’armonìa educativa alla musica di Wagner, da Wagner alla leggenda di Lohengrin e di Elsa, da Elsa al mito di Psiche. Le sentimentali ascoltavano a bocca aperta, un po’ pallide, un po’ rosse, esaltate dalla voce, dalle parole, dal senso palese, ascoso di quello che egli diceva; le studiose fingevano di leggere il testo o il manuale di aritmetica, ma a poco a poco quel fiume di eloquenza vinceva anche loro, esse levavano il capo, attirate, quasi sedotte. Caterina Borrelli, che aveva delle tendenze letterarie, e le cui lettere d’amicizia ad Amella Bozzo erano piene di rettorica, crollava il capo come un uccello affascinato; Teresa Ponzio, l’innamorata del sole, beveva le parole di Estrada. Quando costui da Psiche passò a parlare dell’amore, le ultime restìe, che a ogni costo volevano una lezione di pedagogìa, incan-