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scuola normale femminile 207


— Non l’ho imparata, professore — rispose costei, levandosi tranquillamente e sorridendo.

— E perchè?

— Perchè non sono un pappagallo, io, da imparare un brano del Passavanti a memoria.

— Così vogliono i programmi.

— Colui che ha fatto i programmi, era dunque un pappagallo. E poi, scusi, professore, io non so chi sia questo signor Passavanti e in che epoca sia vissuto e che abbia scritto. Se mi favorisce queste spiegazioni, io imparerò il brano. —

Questa volta Radente aggrottò un poco le sopracciglia bionde, era il massimo della collera in lui: la Borrelli colla sua improntitudine, lo coglieva quasi sempre in difetto d’ignoranza. Questa ragazza intelligente e insolente, discuteva sempre un quarto d’ora, prima di voler dire la lezione: egli tacque, mise lo zero nel registro e si promise di parlarne al direttore. L’alunna sedette soddisfatta, perchè almeno il suo zero se l’era guadagnato. Il prete fissò un momento la classe e trovò la Diaz:

— Siete voi, laggiù, la nuova:

— Sì, signor professore — disse quella, col suo filo di voce.

— Venite di casa?

— Sissignore.

— E che sapete? Niente, com’è naturale. — Ella non osò rispondere.

— E che contate di fare? Qui non si ozia, come a casa, qui si viene per studiare e non per guar-