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198 | scuola normale femminile |
tenevano in conto di alunna stupida e infingarda; Emilia Scoppa non aveva mai potuto imparare a non scrivere limpido con la elle apostrofata e inchiostro con la gi: Maria Caressa era bravissima per la storia, incapace per la geografia, e infine Checchina Vetromile era sempre così diligente, sempre così brava che i professori non facevano altro che chiamar lei, il che la preoccupava e le accresceva quotidianamente la fatica. Che strana idea far cantare le ragazze che debbono dare l’esame su dodici materie, aritmetica, grammatica e lingua italiana, scienze fisiche, e naturali, storia, geografia, geometria piana e solida, morale, religione, disegno lineare, pedagogia, lingua francese, calligrafia e lavori donneschi? Quella cinquantina che non gliene importava nulla, ridendosi dell’esame o non pensandoci, istupidite più che mai da quella monotonìa di canto fermo, dalle battute di palme della De Donato, che pigliava sul serio la sua parte di maestro di cappella, seguitavano a sgolarsi:
Son tre raggi in una fiamma,
Che mi scalda e cuore e mente,
Io cristiana e figlia, ardente
Cittadina ognor vivrò!
Qui sarebbe finito il canto mattinale, ma quest’ultima strofa doveva esser ripetuta due volte, in uno, da tutta la scuola, soprani, mezzo soprani e contralti. La ripetizione sopra un tòno più acuto si trascinò un’altra ventina di voci, tanto che un fiato di allegrezza parve si mettesse in quello stanzone stretto, lungo e oscuro: ma le più tristi rimasero con la bocca chiusa e la faccia inerte delle persone che vivono internamente,