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nella lava 169


spose la madre, appuntandosi una camelia di battista nei capelli.

— E il petrolio nei lumi, ce l’hai messo, mamma?

— Ce l’ho messo, ma ce ne vorrebbe ancora; non sono pieni.

— E se si smorzano?

— Si smorzano, si smorzano!... A mezzanotte mando via la gente, io!

— E, allora, lascia di far ballare....

— No, cara; ogni settimana si balla da Galanti, da Malagrida e da Falco; io non voglio restare indietro, capisci?

— Ma costoro hanno denari, — mormorò la ragazza, incipriandosi la gola scoperta.

Era il ritornello eterno, che la madre buttava in faccia alla figliuola, che la figliuola ributtava in faccia alla madre, periodicamente. Ciò le inaspriva, rendeva le loro conversazioni intime, una guerra continua. Enrichetta si guardava nello specchio, soddisfatta di essere più bianca delle Galanti, più snella della Malagrida, più colorita della Falco, più piacente della Borrelli, più alta della Casale, più bella insomma, di tutte le ragazze che venivano a ballare da lei, il sabato.

— Gaetanino Ceraso ti fa la corte? — chiese a un tratto la madre.

— Un poco: non me la fa di più, per soggezione di Arturo.

— Arturo, Arturo!... bisogna liquidare questo affare di Arturo, ne parlerò stasera a Matilde Tuttavilla....