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nella lava 165


tutti i sospetti che può avere una fanciulla ricca, contro un pretendente troppo povero; Gabriella ascoltava Giovannino Pasanisi, parlandogli, scrutando ogni sua intonazione, ogni sua intenzione, facendogli subire quel rigoroso esame in cui le donne esaminatrici sembrano amabili, ma sono, in fondo, senza pietà; Carmela, la giovane, tutta sola, silenziosa, già stanca, ma paziente, lasciando che le sorelle combinassero i loro affari di cuore, sapendo bene che ella traeva vantaggio dai loro matrimonii. Quando si alzarono per partire, ella infilò il suo braccio sotto quello della governante, lasciando andare innanzi le coppie, tranquilla nella sua aspettazione.

Sole, alle undici e tre quarti, le Sanges rimanevano, ostinate, malgrado la lassezza di una giornata passata a spazzare e spolverare, a cucinare, a stirare, non avendo serva, comprando la spesa del pranzo dalla finestra, con un panierino: e si litigavano ancora, a proposito delle Altifreda, di quelle belle e fiere ragazze che erano andate a passare l’estate in Isvizzera, quando tutte le altre ragazze della borghesia, ricche, agiate o povere, rimanevano in Napoli. Le Sanges si incocciavano a restare, il piccolo fratello borbottava, quando Carluccio Finoia, per fare pace con Carolina, ritrovandosi ancora una lira in tasca, propose di mangiare dei fichi d’India, tre un soldo, bianchi, rossi e gialli; li avrebbero trovati in piazza Municipio, andando verso la Strettola di Porto, dove le Sanges abitavano. E una furia le prese, poichè nessuno pagava loro i rinfreschi al caffè, di mangiare questi fichi d’In-