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154 nella lava


bicchiere d’acqua. Solo il circolo della Jovine, la simpatica zoppina, vestita di bianco, serbava un certo contegno serio, riprovando quella mancanza di convenienza; la Malagrida, che, quella sera, si era unita con la Jovine, affogava in un vestito di seta azzurra, tutta gonfia, col collo troppo corto, con un colletto troppo alto e troppo grosso, trovava anche lei, che i gelati si prendono al caffè e non in pubblico; ed Enrichetta Caputo, che aveva messo dei nastri azzurri, regalatile dalla Malagrida, sul suo vecchio abito bianco, era dello stesso parere, ella era sempre del parere di chi la conduceva con sè, in carrozza o al teatro.

La circolazione diventava difficile, la gente già arrivata non si stancava mai di girare attorno, quella che arrivava, non trovava più sedie, era una processione fittissima e lenta, sfilante fra le due siepi di sedie, intorno, intorno: i giovanotti occhieggiavano le ragazze buttando il fumo delle sigarette dalla parte dove rimaneva il loro cuore, le ragazze che si tenevano a braccetto, guardavansi intorno con quella meravigliosa potenza visiva di obliquità, che solo le fanciulle possiedono. La musica era adesso un pot-pourrì del Barbiere, un pezzo allegro, sbuffante allegria. Solo la Brown diventava sempre più malinconica, vittima bella e ingioiellata, pensando alla scena che le avrebbe fatto a casa, il taciturno marito. Da che si erano seduti, un ufficiale di artiglieria, dirimpetto a lei, non finiva di guardarla e il vecchio se n’era accorto e aveva tirato la sua sedia, in modo da coprire il capo di sua moglie: subito, l’ufficiale aveva cambiato posto: la Brown, senza levare gli occhi, tremava come una colpevole,