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mata qualche minuto in tutti i gruppi, aveva parlato sottovoce con due o tre mamme, tutta sorridente, tutta affaccendata.

Il ponente rinfrescava: era l’una; un acuto odore salino, il cosidetto odore di scoglio, veniva dal mare nella sala: il movimento andava diminuendo, molte famiglie erano andate a fare il bagno, qua e là si vedevano dei vuoti. Il signor Canavacciuolo si era ritirato in fondo a un suo camerino, dove lo si vedeva, da una tendina sollevata, mangiare allegramente un piatto di maccheroni al sugo di pomidoro, rossi, appetitosi: un suo fratellino teneva il suo posto, chiamando i numeri, i quali non correvano. Le De Pasquale erano andate, Caterina Borrelli e Annina Casale, anche, le due Fusco con la Costa e la Santoro si apprestavano: solo Annina Manetta restava ancora, avendo un numero altissimo, con sua profonda soddisfazione: la madre le aveva già dato due pizzicotti nel braccio, non potendo fare altro; ella li aveva presi senza lagnarsi: la sorellina mangiava delle telline, buttando i gusci nel mare. Le tende battevano al ponente, poca gente arrivava, l’acqua doveva essere caldissima, dei giovanotti si attardavano ancora, aspettando le signorine che finivano la loro toilette, dopo il bagno: e gli appuntamenti per trovarsi alla Villa, nella serata, si sentivano. La Brown e la Falco avevano portate via, in carrozza, Enrichetta Caputo e la madre, felici di farsi trascinare, dopo essere venute a piedi; le Altifreda erano ripassate, tutte felici dal loro bagno, coi bei capelli disciolti sulle spalle, con certi scialletti-asciugatoi di cotone, turchi, elegantissimi, sulle spalle, prendendo