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per monaca 125


nascosta sotto la coltre, rigida come cadavere, fu incensata, benedetta con l’acqua santa; le monache, con la croce, giravano in processione, intorno a lei. Oh come avrebbe voluto esser morta Giovannella Sersale, che non trovava più lagrime nell’ardore della sua passione, morta, morta, nel sonno profondo, donde mai più viene a svegliarci lo strazio: morta, morta, nel gran riposo, dove non si pensa più, non si ama più, non si soffre più! Come avrebbe voluto esser lei la monaca, Felicetta Filomarino, l’anima mistica, che era risalita dall’amore della creatura, sino all’adorazione del Creatore, che sentiva sempre più liberarsi il suo spirito dai legami della terra! Le preghiere dei morti continuavano, profondamente penose, mentre il sole riscaldava ormai tutti i finestroni velati di rosso; la campana a morto risuonava sempre, e i curiosi che si accalcavano sulla via domandavano se quello era un matrimonio o un funerale.

Il cardinale si avanzò verso Eva, e le disse in latino: Surge, quae dormis, et exurge a mortuis, et illuminabit te Christus! Tre volte la evocazione fu ripetuta, le monache sollevarono la coltre mortuaria. Eva si levò ginocchioni sul tappeto, poi sorse in piedi. Il cardinale la benedisse e scomparve dal coro: le monache la baciarono, una alla volta. La porticina fu richiusa, mentre la monaca con le altre orava: Ego sum resurrectio et vita....

Tutte le donne, reclinato il capo, piangevano su quella monaca.