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I.



Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattinale. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto, rabbrividì nell’abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava alcuno: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del Pungolo era sbarrata: per i vicoli Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine.

— Sono forse uscita troppo presto, — pensò.

Battè il piede in terra, pel dispetto. Non avevano orologio, in casa, e alle sette meno cinque minuti,