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88 | Il viale degli oleandri |
lentamente riscaldandosi al sole, un vecchio o un convalescente i cui occhi senza fiamma e senza forza non avean più curiosità: turbato tavolta, il profondo silenzio vegetale dal fruscio di un getto di acqua, con cui un invisibile giardiniere inaffiava un’aiuola. Maria entrava nel parco dalla porta occidentale: al picciolissimo orologio che ella portava sempre seco, nella taschettina della giacchetta, sul petto, le ore di oro su fondo nero segnavano le quattro in punto. Era sempre quella, l’ora del convegno quotidiano, ed ella si doveva frenare per non giungere mezz’ora, un quarto d’ora più presto.
— Se arrivo troppo presto soffro molto, — ella pensava, cercando di diminuire ai suoi nervi la tormentosa impazienza e al suo cuore l’intima tortura.
E perdeva un po’ di tempo nel fermare la veletta nera del cappello, abbottonava pian piano i suoi guanti, si guardava ancora nello specchio, senza vedersi, e macchinalmente cercava se avesse preso tutto, il fazzoletto, il portabiglietti, il bianco ombrello. Quest’ombrello era la sola nota