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42 | L'imperfetto amante |
tentemente, come alla sola creatura umana degna dell’amor mio.
La sua profonda tristezza innanzi alle lotte che si combattevano in me e che egli conosceva, tutte, era un insulto; ma io glielo perdonava, giacchè lo amavo, giacchè egli mi amava, giacchè un solo poteva essere il mio amante, ed era lui, Giustino Morelli. Questa ultima, estrema verità non gliela dissi, io. Ero donna. Ero vissuta nelle altitudini di un amore sublime e mi ero avvezza a una temperatura spirituale delle più fini e squisite. Questa verità, che egli solo poteva e doveva essere il mio amante, io, ve lo giuro, non gliela ho detta, ma tutto di me glie lo disse, involontariamente, glielo disse la vita istessa con le sue fervide e imperiose parole. Io non so quello che accadde in lui, quale lungo sogno egli ricacciò nel mondo delle tenere e pure fantasie, quale saluto egli dette a una sublime illusione, quale suprema divisione accadde fra l’uomo e il suo sentimento. So questo, che Giustino Morelli fu veramente e propriamente il mio amante,