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Giustino Morelli 41


— ...sì — diceva lui dopo un dubbio.

— Come? Ti piace meglio il sogno?

— Forse — mormorava lui brevemente.

Invece, in me, la vita urgeva. Nella mia casa e con mio marito, ogni pazienza, ogni indulgenza era finita. Il legame con quell’uomo mi era insoffribile, e tutte le ribellioni accumulate nel fondo del cuore sorgevano in armi per vincere. Io voleva la mia parte di bene, di amore, di ebbrezza: ero stanca di lacrime, di abnegazione, di mortificazioni. Mentre Giustino Morelli si concentrava nelle poetiche visioni, in me tutti gli istinti della vita e della giovinezza fremevano, rivoltandosi, contro il dolore. L’amante mio — ma forse egli era l’amante? — mi guardava come spaventato, e bene spesso io ho visto in lui la mestizia di una immensa delusione. Sentivo, così, vagamente, di decadere nel suo spirito, e mentre ciò mi esasperava, mentre io lo trovava un gelido sognatore, un poeta dell’amore, un ardor di passione mi spingeva a lui po-

Serao. 6