Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
36 | L'imperfetto amante |
rappresentavano per me l’avversità, la tristezza, la mala compagnia, mentre la fantasia si fingeva il sole, la lietezza, la cara unione soltanto dove era Giustino Morelli. Cominciai a cercarlo più spesso: e quando lo ritrovavo, insieme alla espressione di immensa tenerezza, io vedeva in lui un senso di pena. Mi pentivo della mia ricerca, subito. Gli chiedevo:
— Ho fatto male, a cercarti?
— No, cara, hai fatto benissimo — diceva lui, dolcemente.
Ma quella dolcezza era anche triste. Forse, egli temeva per me.
— Perchè ti dispiace che io t’abbia cercato? — gli domandavo, ancora, crudelmente verso me e verso lui.
— Non mi dispiace.
— Sì, sì, ti dispiace!
— Oh Anna, non ripetere ciò.
— Allora, se non ti dispiace, vediamoci anche domani.
— ...sì — diceva lui, dopo un minuto di esitazione.
Quella esitazione avvelenava la mia gioia. Scorgevo in lui, adesso, quello che