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Giustino Morelli 35


coglieva, orribile. Ma egli era partito da me, almeno in apparenza, senza dolore; ma egli era calmo e tenero. Sempre, anche quando si separava, anche quando mi vedeva turbata e agitata, separandosi da me, e poichè egli, vagamente, profondamente mi amava, io dicevo che solo la sua calma era saggia e pura, che solo il suo spirito intendeva l’amore in una forma sublime. Quando ero sola, di nuovo, io pensava, sì, che Iddio mi aveva legata ad un uomo odioso, che mi odiava: che ogni mia felicità innanzi alla fede e innanzi alla legge, era morta, ma che, in compenso, segretamente, io aveva per me la più bella forma di amore che dar si possa nella limitata e misera natura umana, e che potevo esser superba dell’adorazione di Giustino Morelli come del tesoro fra i tesori.

Pure, da questo esaltamento spirituale che io celava con tanta meravigliosa dissimulazione, nacque in me una sete più ardente di veder l’uomo che mi amava e che io amava, di stare con lui, di vivere insieme a lui. La mia casa e mio marito