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276 L'ultima lettera


stanza femminile, mentre io amava sino a morirne, mentre nulla al mondo mi potea consolare di non essere amata! Ho aspettato, poichè dicono che l’amore, l’arte, la felicità sono il risultato di una sublime pazienza. Ma da tutte le parti, da tutte le persone, ogni giorno io sapeva una novella pruova del vostro amore; ma quasi che tutto mi spingesse alla perdizione, la cronaca sentimentale dell’amor vostro mi era riferita, da mille testimoni indifferenti, che credeano di narrarmi una cronaca indifferente. Quanto vi odio! So tutto: e per quel che so, vi odio. Vivevate, vivete quasi sempre insieme, uscite insieme, insieme tornate a casa e voi suonate il pianoforte, assai dolcemente — egli odiava il pianoforte, un tempo — ed egli vi ascolta, e vi parlate teneramente, soavemente, e quando egli è nei suoi periodi di collera, la vostra soavità è tale, che lo vincete. Oh io sono una donna appassionata, io ho l’impeto dei temperamenti generosi, io non so essere dolce, io non so che amare violentemente, sino a morirne: e così voi mi avete vinta,