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266 L'ultima lettera


dato tutto sè stesso, nell’abbandono della più ardente passione. Ma nessuno amore del vostro passato e del vostro presente può arrivare alla misura dell’odio profondo, cieco, invariabile che trabocca dal mio cuore per voi: ma tutti gli amori presi insieme, compreso quello di Francesco, non giungono all’altezza del mio odio. Ho ventiquattro anni: sono piena di gioventù e di salute: ho dritto alla mia parte di gioia, di felicità — eppure debbo morire disperata, senz’avere avuto il conforto di un bacio, senza sperare il conforto di un rimpianto. Muoio a ventiquattro anni, lascio la mia famiglia, la mia casa, il mio paese dove è tanto sole e sono tanti fiori, me ne vado nella morte, sette palmi nella terra nera e pesante, chiusa in una bara di legno, nell’ombra eterna, nella morte, nella morte: e questo per voi, e per questo vi odio, così mortalmente vi odio, che il mio sangue abbrucia e le mie tempie scoppiano, quando l’anima mia pronunzia il vostro nome. Vi odio. Se voi non foste, ora, non morirei: se voi non foste, Francesco Sangiorgio mi avrebbe amato. Era