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254 Il segreto


aveva preso da lui una volta il vaiuolo, una volta il tifo. Ma essa si ammalava pel figlio e guariva pel figlio. Ella lo conduceva a scuola, sotto la pioggia; ella veniva a riprenderlo. A casa studiavano insieme le lezioni e lei si stillava il cervello come lui sui problemi di aritmetica. Pietro era impertinente, nervoso; la madre lo sgridava, poi piangeva, e lui scoppiava in lagrime. Andavano insieme a passeggiare, Pietro bello ed elegante, cogli abitini che ella gli cuciva, lei dimessa e sorridente. Parlavano insieme lungamente, nei tramonti estivi, il figlio abbracciato alla madre, guancia a guancia; ella gli diceva con la voce bassa dove mormoravano le note dell’intimità, tutto quello che vi è di bello e di brutto nella vita. Il figlio ascoltava, senza rispondere; poi con la mano accarezzava la faccia della mamma e talvolta la trovava bagnata di lagrime. La mamma non gli parlava mai di sè, mai del proprio passato, mai della propria vita; gli parlava di lui, dell’avvenire. Talvolta, più grandetto, egli domandava: