sino alla porta, origliò, se per le scale alcuno salisse. Nulla. Andò presso alla finestra, sollevò una tenda, guardò nella via: i passanti erano rari, rarissime le donne, niuna si fermava. Talvolta, prima, tardava; anche oggi, dunque, poteva tardare. Cavò il suo orologio e si mise a seguire le sfere del minuti secondi col tichettìo che gli cresceva di fragore, nel cervello. Guardava, ma non vedeva: sentiva che il tempo passava, ecco tutto. Minuti secondi, minuti primi, ore? Tempo che passava. Adesso quel silenzio, intorno, lo terrorizzava; e uno strazio nasceva, germogliava, cresceva dal fondo del suo essere convulso. Nulla, intorno. La candela ardeva, con un battito leggiero e appena diradava le ombre. Le altre stanze erano oscurissime. Non le aveva visitate, preso e vinto dall’attesa. Ora, non levava gli occhi verso esse, come se racchiudessero paurose e terribilissime cose. Volle provare a parlare, per dar della vita a quella stanza oramai tetra e taciturna: ma la voce non gli uscì dalle labbra. Avrebbe voluto andare ad aprire la porta,