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232 Il convegno


tare di passione, di voluttà e di un ignoto spasimo! Ah, egli lo sapeva che quella casa, che quell’ambiente gli avrebbero detto la grande verità, la verità unica, la verità innegabile, che egli viveva solo per l’amore di quella donna e che senza quell’amore egli non poteva vivere; lo sapeva bene ogni mobile, ogni stoffa, ogni piega del merletto, il profumo antico ma persistente di tutto quello che ella aveva toccato, gli avrebbero parlato di una seduzione unica, di un fascino unico, di una voluttà unica, di una passione unica! Perciò, nell’ora della desolazione e dell’abbandono, non aveva osato venirci: perciò vi era venuto solo per aspettarla.

Erano le cinque, l’ora del convegno. Egli balzò in piedi, tendendo l’orecchio. Nessun rumore. Passarono dei minuti; poi, varii minuti; poi, molti minuti. Ritto, immobile, in mezzo alla stanza, rigido di ansietà, egli aspettava. Nulla. Udì, una volta, un passo: ma nessun giro di serratura vi corrispose: e la sua persona s’irrigidì, di nuovo, in una intensità terribile di aspettativa. Nulla. Si mosse: andò