luto azzurro cupo; e aveva, il picciolo orologio, di un bianco latteo, il quadrante e le ore segnate in caratteri azzurri. Era un dono di Maria: l’unico dono! Quando glielo aveva dato, ella lo amava; e aveva aggiunto, all’orologetto piccolo come ella era piccola, un pezzettino di carta su cui era scritto, col bizzarro caratterino che sembrava fatto di tante manine che si tenevano fra loro, queste parole: Siano azzurre tutte le tue ore! L’orologetto era sempre lì, con le brevi sferette che correvano sulle ore azzurre, ma l’augurio mancava. Paolo lo portava sempre, nel suo portafogli, questo pezzettino di carta e lo rileggeva, ogni tanto, nella giornata: ma un giorno, maliziosamente e dolcemente, quasi senza che egli se ne accorgesse e quasi senza che egli potesse opporvisi, Maria glielo aveva ripreso. Così, pian piano, Maria gli aveva ripreso tutte le sue lettere e i suoi biglietti; e due rosette appassite, che erano la più viva memoria del loro primo convegno; e un nastro scioltosele dai capelli, che egli aveva portato via e che avea baciato,