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210 | Il convegno |
lazione, adesso. Il tempo che era trascorso, poteva rendere sonnolento il suo dolore: ma lo aveva reso inguaribile e inconsolabile. Tutto era inutile. Andò a casa.
Giunto colà, nella sua stanza da studio che era anche il suo salotto, egli fece accendere il fuoco nel caminetto dal suo servo che l’aspettava. Prese dei libri, dei giornali, delle riviste e le ammucchiò innanzi alla sedia a sdraio, dove leggeva, accanto al fuoco: si fece portare del tè, del cognac, delle sigarette: fece chiudere tutte le imposte ed abbassare tutte le tende. La stanza, così, era raccolta e calda e confortante. E, rimasto solo, in quel momento terribile quando, nella casa, nella stanza dove sempre si vive, dove sempre si pensa, dove tutto è segreto, poichè si è soli e niuno vede e niuno ascolta, in quel momento terribile in cui il cuore si apre, stanco della soffocazione impostagli dal mondo, egli tentò di non ascoltare il suo cuore, egli tentò di non sentire e di non pensare, forzandosi a operazioni macchinali, fumando, scorrendo