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194 | Un suicidio |
di bruto capriccioso e gaudente che egli aveva vissuta, chi piangeva su quella nobile anima trascinata nella vergogna da un amore impuro? Ah quella bestia non se ne voleva andare, lo seguiva, lo seguiva sino al suo ultimo passo, nessuna forza umana avrebbe potuto liberarlo da quella compagnia.
— Venga, dunque, a vedermi morire, — egli pensò.
Ma a Ponte Molle incontrarono tre carretti di pozzolana che venivano lentamente verso Roma, al fischio malinconico dei burberi carrettieri: e verso Tor di Quinto parve a Julian Sorel che il paesaggio fosse troppo largo, troppo aperto per uccidersi, buttandosi nel fiume. Meglio la grande e sinuosa via di porta Angelica, che costeggia, sotto i grandi alberi, il vasto fiume giallo pieno di gorghi e i prati alla Farnesina.
Sarebbe disceso sulla proda e tacitamente, cadendo più che buttandosi, senza nessun rumore, sarebbe morto nel profondo e truce fiume. Ma il cane era dietro a lui, lambendogli le gambe, ma il