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Julian Sorel | 189 |
— Va, va a buttarti nel fiume: sarai più felice, morto.
Tanto che giunto verso piazza del Popolo, fu preso, nella mitezza sentimentale della sua debole natura, da un furore di morte. Andò contro un pesante omnibus di albergo che correva, per farsi arrotare: ma il cocchiere lo schivò bestemmiando, gridando. A quell’ora, in quella giornata umida e triste di marzo, fuori porta del Popolo non vi era quasi nessuno: e quella crescente solitudine lo calmò un poco, mentre si metteva per il fangoso marciapiede che per la via Flaminia, lungo i colli Parioli, porta a Ponte Molle. Nessuno nel piccolo caffè dove si fermano i cocchieri da nolo e i carrettieri; nessuno, nelle piccole osterie che pullulano ogni cinque passi, sino alla metà di via Flaminia; nessuno, pei campi deserti, tutto un deserto di mota, dove cresce a stento qualche alberetto nerastro. Egli pensò, se avesse dovuto scriver qualche cosa prima di morire, una spiegazione, un saluto: e un novello fiotto di disperazione lo soffocò, non aveva nes-