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184 Un suicidio


— Non dico nulla.... — balbettò la debolissima creatura.

— Lo dici. Hai torto. Facciamo il nostro bilancio, poichè non dobbiamo vederci più. Tu, che hai voluto da me?

— Che mi volessi bene, che io potessi essere il tuo amante, il tuo amico, il tuo servo....

— E io che ti ho chiesto?

— Niente.

— E tu mi hai dato tutto, per farti amare o perchè io fingessi di amarti. Ecco il bilancio. Ora io, per farti vedere che non sono crudele, non posso darti che un solo savio consiglio: ucciditi. Avevi una fortuna, non l’hai più; avevi un’amante, non l’hai più; avevi un onore, esso è naufragato: sei un’anima fine e molle, un temperamento sensibile e debole, un cuore tenero e sentimentale e hai, insieme, un bisogno di godere, di esser felice, che è il tuo maggior bisogno; non puoi, dunque, combattere contro la miseria, contro l’abbandono, contro il disonore. Ucciditi, ucciditi, non ti puoi salvare diversamente. A che vivresti? Chi