Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Julian Sorel | 179 |
— Che sei venuto a fare, qui? Questo non è un cimitero e nessuno dei miei cofani antichi può servirti da bara, — disse Gwendaline, senza collera, alitando sopra un suo anello di opale per farlo ridiventare lucido.
— Ero venuto a salutarvi per l’ultima volta.
— E ieri sera, non ti avevo detto addio? Non lo hai capito?
— Non lo avevo capito: e avevo la speranza del banchiere Colzado, stamane.... — egli mormorò, umilmente.
— Speranza inutile: ai morti nessuno dà denaro.
— Hai ragione, — sentenziò lui, a bassa voce, a capo chino.
Ella lo sogguardò stranamente. Pareva che misurasse la morale profondità di quell’abbattimento e che volesse sapere di che fosse capace quella immensa debolezza. Egli taceva, perduto, esausto.
— A che cifra ascendono i tuoi debiti? — ella domandò, a un tratto, con la voce fredda e limpida.
Julian Sorel alzò la testa e guardò