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8 | L'imperfetto amante |
che egli mi diceva! Invano, io mi armavo di freddezza e di alterigia; egli persisteva, ostinatamente, umiliandosi e allontanandosi, talvolta, ma ritornando sempre, più innamorato, più audace, più desideroso. Vi erano dei minuti in cui io lo odiava, assolutamente, per questa sua insistenza amorosa e per la monotonia di quello che egli provava. Pure, egli aveva, insieme all’audacia, tale una tenerezza fluente, tale una morbidezza di parole, di voce, di gesti, egli aveva, finanche, e di nuovo, e sempre, insieme all’audacia, tale una malinconia, che io, sbalzata nel mondo delle sorprese dello spirito, mi chinavo, ahimè, senza odio e con crescente interesse su quell’anima, a scoprirvi un fantastico mistero, a cercare le sorgenti ascose di quella espressione singolare. Nulla io giungeva a vedere, e come la curiosità mi sospingeva, gli domandavo:
— Perchè siete così triste?
— Perchè non mi amate. Ed io vi adoro.... — diceva lui, cercando di prendere la mia mano e di baciarne le dita.
Lo respingevo, sempre. Egli ne pro−