si sentiva indegna e fallace e perversa. Ella fu nella sua massima bontà senza perfidie, nella massima sincerità senza ipocrisie, nel massimo abbandono senza restrizioni. Giovanni Serra vide, per ventiquattr’ore, nell’alba come nel meriggio, nel vespro come nella meravigliosa notte indimenticabile, una donna nata e germogliata come un magnifico fiore, per una intensa e breve ebbrezza. Quello che vi è di amore in un lungo spazio di tempo e in cento cuori diversi fu raccolto, dalla volontà del destino, in una sola coppa, perchè egli conoscesse di non aver vissuto e di non aver amato invano. La piccola bionda pallida e fine ebbe tutte le bellezze ed ebbe tutte le grazie, senza che mai una sola traccia dell’antica donna deturpasse la divina immagine di quelle ventiquattr’ore. Ah ella ricordava, madame la marquise, di aver ricondotto l’amante suo, nell’alba seguente, dieci volte in capo al viale rorido, donde egli doveva partire, e di avergli dieci volte, trattenendolo, ripetuto le parole di Giulietta, di averlo dieci volte scongiurato di