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140 La veste di seta


cino fallace di Emma Lieti, con la sua fantasia saltellante, con la mobilità invincibile del suo spirito. Un po’ di tenerezza e un po’ di flirt, ecco tutto. Poi, l’uomo partiva o la signora partiva: o egli era preso da una più viva passione, altrove, mentre ella si precipitava nervosamente in un altro capriccio, così tutto finiva, benissimo, e restava solo il vestito a ricordare che, in un meriggio sul mare, o in una sera stellata, qualcuno aveva detto all’orecchio di Emma Lieti le sacre parole dell’amore ed ella aveva udito queste parole ondeggiarle nell’anima trepidante! Un po’ sorridente, ella aveva, con le sue piccole mani, raccolti insieme un vestito di seta cruda, un costumino di lana bigia e una mantellina di merletti e giaietti neri:

— Prendi, — aveva detto a Cristina, — sono tuoi.

— Grazie, — rispose la cameriera senza troppa espansione.

— Prendi, prendi, — e con le mani prese da un tremore di generosità, le gittò sulle braccia degli altri oggetti, un